Walter Gropius

(Da un articolo di Francesco Del Conte e Tiziana Contri) - Sintesi e contestualizzazione a cura di A. Leo

 
Walter Gropius, Adolf Meyer
Officine Fagus, Berlino (1911-25)



La formazione di Gropius avviene fra Monaco e Berlino dove nel 1907 entra nello studio dell'architetto P. Behrens. Si trova impegnato a disegnare l'ideale collaborazione tra l'architettura e l'industria partecipando al progetto della Fabbrica AEG di Behrens del 1909 a Berlino e alla formazione del Werkbund tedesco.
In questo studio conoscerà Mies Van de Rohe, Le Corbusier e Adolf Mayer che diverrà suo collaboratore e con cui realizzerà una serie di progetti in Germania e all'estero.

Meyer e Gropius lavoreranno insieme per le officine Fagus, partendo dagli insegnamenti del maestro, che induceva a considerare pochi ma essenziali principi.
Nel 1911 Gropius aderisce al Werkbund. Nel 1919 dirige il Bauhaus.

Gropius mostra particolare attenzione nei confronti del mondo dell’industria. Egli pensava che l'industria incarnasse un ruolo propulsivo nello sviluppo di una nuova cultura come in passato accadeva per il clero e l’aristocrazia. Nutriva dunque una certa fascinazione verso la figura dell'industriale visto come protagonista dello sviluppo economico e insieme una sorta di mecenate culturale ed artistico.
In una serie di articoli approfondirà il tema dei luoghi di produzione, sostenendo la necessità di intenderli non più come luoghi malsani, come era avvenuto in tutta la tradizione ottocentesca condizionando in modo disagevole l’attività. Riduzione della qualità e del rendimento erano gli effetti sulla produzione dell’indifferenza della condizione dell’operaio. Sono evidentemente questi gli anni in cui si diffondono le teorie sull’alienazione di Karl Marx.

Pertanto Gropius analizza e critica le caratteristiche progettuali delle fabbriche, sostenendo che la collaborazione tra l'industriale e l'architetto porterà a un miglioramento della qualità dell'industria e del rendimento produttivo con risvolti economici rilevanti.
Egli afferma:

"[...] Un tempo la fabbrica rappresentava un male necessario e ci si accontentava di edifici di sconfortante miseria. Solo con il crescere del benessere le esigenze sono aumentate.[...]
I tempi nuovi chiedono un'espressione adeguata. Una forma esatta e non casuale, contrasti chiari, ordine nelle parti, sequenze di elementi simili nonché unità di forme e colore, diventeranno, in coerenza con l'energia e l'economia della nostra vita pubblica, gli strumenti estetici dell'architetto moderno. [...]

La Fagus è stata identificata come primo edificio funzionalista in quanto Gropius effettua uno studio dettagliato della produzione e delle esigenze necessarie per un'ottimizzazione del processo industriale, individuando ambienti progettati per determinate funzioni o per risolvere particolari esigenze.

Si perde l'idea della fabbrica come grande casermone, in ragione di un edificio composto da corpi con funzioni proprie. Sono le funzioni che determinano i vari blocchi e non il contrario. Una concezione che deriva dalla produttività lavorativa, e che diventerà il modello progettuale di Gropius.

Si stabilisce per la prima volta in modo dichiarato un forte legame fra forma e funzione, dove la “catena di montaggio” costituisce l'ossatura funzionale sul quale si elabora il progetto. Allo stesso tempo avviene il riconoscimento del valore estetico degli edifici industriali in cui vengono travasati gli esiti della ricerca formale delle nuove tendenze.

Gropius nel suo progetto non esalta, non monumentalizza la fabbrica come il suo maestro Behrens , egli conferisce dignità all'edificio e cerca di individuare e mediare le soluzioni tecnologiche con esigenze estetiche che non mistificano la reale tipologia della fabbrica. Compie un'operazione “anti-behrensiana” eliminando colonne ed elementi architettonici che alludono al classico.

La monumentalità di Behrens aveva bisogno del senso della massa, che diventava esplicita nella correzione dei pilastroni rastremati posti negli angoli senza che avessero alcuna funzione strutturale ma che alludevano a quel senso di massa necessaria al valore espressivo. Nel caso delle officine Fagus di Gropius vi è un completo ribaltamento, infatti gli angoli sono svuotati da vetrate che corrono verticalmente. Si riconosce in questo progetto una sorta di dichiarazione programmatica sul tema dell’angolo il cui svuotamento, negazione o disarticolazione diventano da questo momento in poi un topos del moderno.

Il vetro è protagonista, perde quell'equilibrio bilanciato tra il pieno e vuoto di Behrens; per motivi simbolici esso lascia intravedere il lavoro in fabbrica, mostrato con dignità.

Aspetto curioso è che queste vetrate risultano aggettanti rispetto ai pilastri verticali. Si ha l'impressione che vengano sostenute da una fascia orizzontale superiore, come se fossero delle grandi tende: si configura il tema dell’orizzontalità che è anch’esso un carattere distintivo della modernità.

Funzionalismo. Atteggiamento compositivo dell’arch. moderna, che cerca di derivare la forma di un edificio interamente dalla sua funzione, ovvero che sottolinea quest’ultima in modo particolare. Tale definizione deriva da una citatissima frase di Dankmar Adler: «Form follows function» (la forma segue la funzione), che significò, per molti architetti, la liberazione dall’eclettismo (Enciclopedia dell'Arte Einaudi)


Turbinenfabrik AEG


officine Fagus

 

   

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