Fluxus  1952
(EE) - Nel 1952, nel college di Black Mountain negli Stati Uniti,
due musicisti (John Cage e David Tudor), un pittore (Robert
Rauschenberg) e un coreografo (Merce Cunningham)
organizzarono uno spettacolo, precursore degli happenings,
che costituí il primo tentativo di fusione tra varie forme
espressive. L’evento, unito alla lezione dadaista (soprattutto
di Duchamp) e all’insegnamento liberatorio della
musica sperimentale, tenuto da Cage a New York, ebbe
uno sviluppo presso un certo numero di artisti (Dick Higgins,
Alison Knowles, La Monte Young, Henry Flynt,
Ray Johnson, Robert Watts, George Brecht, Robert Filliou
e George Maciunas), «che avevano in comune qualcosa d’indescrivibile» (G. Brecht). Grazie alla dinamica
azione di Maciunas, essi organizzarono nel 1961, alla
Gall. AG di New York, una serie di Performances (tentativo
di sintesi tra musica concreta, arti visive e gesti banali
e quotidiani). Maciunas partí per l’Europa con l’intento
di pubblicare una rivista che avrebbe intitolato «Fluxus»,
nell’intento di «riflettere lo stato di flusso nel quale si
fondano tutte le arti pur nel rispetto dei loro media e
della loro funzione». Al suo arrivo prende contatto con
artisti di vari paesi: Wolf Vostell, Nam June Paik e Ben
Patterson a Colonia, Emmet Williams a Darmstadt, Joseph
Beuys a Düsseldorf, Addí Koepcke a Copenhagen,
Robert Filliou a Parigi e Ben a Nizza. Un po’ dappertutto,
a Londra, Parigi, Stoccolma, Maciunas organizza
Fluxus/Performances o Festivals Fluxus, il piú celebre dei
quali ebbe luogo a Wiesbaden nel settembre 1962. Tornò
infine a New York, ove realizzò il suo primo concerto F.
Nel 1964 Dick Higgins, uno dei principali protagonisti di
F, creò una nuova rivista, «Something Else Press», per
consentire una piú ampia diffusione delle idee F. A parte
le performances e i concerti, gli artisti fecero conoscere il
lavoro attraverso libri, multipli e film. Piú che una modalità
determinata di espressione, F è anzitutto un atteggiamento
rispetto alla vita, un tentativo di abolire le frontiere
che la separano dal campo della creazione artistica.
Non esiste piú alcun oggetto privilegiato, sacralizzato
dall’attributo «arte», né alcuna categoria fissa come teatro,
musica, arte visiva o letteratura, ma una base comune
che si traduce in proposte, gesti o azioni che ricorrono a
tali discipline. [Einaudi]
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