Divisionismo  1891
(EE) - Movimento interno alla pittura italiana con diffusione in tutta la penisola ma con centro particolarmente vivace a Milano. Sviluppatosi tra gli ultimi decenni del xix sec. e il 1915, ebbe nel 1891 una data di nascita ufficiale, quando alla Triennale di Brera furono esposte alcune opere (tra cui Maternità di Previati), che mostravano al pubblico i termini della nuova ricerca. Il gruppo di pittori legati da comune
interesse per le leggi scientifiche relative alla luce e al colore (oltre a Previati vanno ricordati D. Ranzoni, I. Cremona, G. Segantini, Pellizza da Volpedo, V. Grubicy) partiva dall’analisi delle teorie sulla percezione ottica elaborate da H. Helmholtz, M.-E. Chevreul, Th. Rood, in sintonia con quanto stava avvenendo in Francia nel gruppo di pittori pointillistes. A differenza dei francesi, che muovevano da esperienze impressioniste e insistevano soprattutto sul carattere scientifico della loro operazione, i divisionisti italiani affrontavano il nodo stesso della creatività artistica, del potere suggestivo dell’immaginazione nella fase
creativa e dell’immagine che ne risultava, a cui la tecnica divisionista offriva, grazie a pennellate di colore puro ma filamentoso, a volte sbavato, sempre vibrante, uno strumento per intensificare il clima simbolico-onirico a cui soprattutto tenevano. Teorico ed animatore del gruppo fu Victor Grubicy de Dragon, pittore ricco di esperienza diretta dei circoli artistici e dei musei di molti paesi d’Europa. Nell’idea di Grubicy c’era il desiderio di fondere la tecnica moderna basata sulle leggi della scomposizione del
colore con quella tradizione luministica che caratterizzava la pittura lombarda dell’Ottocento. Nella messa a punto della poetica del gruppo, Grubicy esaltava quella sorta di ipertensione nervosa che stava alla base di ogni processo creativo e che consisteva nella costituzione illusoria della visione oggettiva e reale con una sintesi significativa dell’impressione che corrisponde alla visione complessiva già dipinta. Fra i testi teorici del gruppo fu significativo, anche se tardo, lo scritto di Previati Principî scientifici del divisionismo (Milano 1906), nel quale si definisce il procedimento pittorico del d, che «riproduce le addizioni di luce mediante una separazione metodicamente minuta delle tinte complementari». Non è estranea al gruppo
anche una certa attenzione a temi di carattere sociale: A. Morbelli e G. Pellizza da Volpedo partecipano sí al movimento divisionista ma con un’adesione essenzialmente volta ai risultati linguistici piuttosto che alla poetica. Il d italiano fu policentrico. Milano fu certo il luogo di maggior fermento, ma anche in Liguria (P. Nomellini, R. Merello, G. Barabino, G. Cominetti) si ebbe un vivace clima di sperimentazione formale. In Piemonte, C. Fornara fu sensibile agli esiti delle proposte che venivano dalla Lombardia. A Roma il movimento ebbe un certo peso e vasti consensi (C. Innocenti, E. Lionne, A. Noci) e con G. Balla confluí in uno dei maggiori movimenti d’avanguardia italiani, il futurismo. Boccioni, Severini, Russolo e perfino Carrà, infatti, adottarono la tecnica, e in parte anche un certo gusto simbolista, che aveva caratterizzato il d in Italia.
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